Rivista n.6 Novembre/Dicembre 2016
FOCUS: Educazione e psicoanalisi
a cura di Claudia Cacchioni
Introduzione:
Memorie per il futuro di una psicoanalisi al servizio dell’educazione
Claudia Cacchioni
Tra educazione e psicoanalisi: una fertile collaborazione
Vlasta Polojaz
Le prime istituzioni educative per l’infanzia improntate sulle teorie psicoanalitiche dello sviluppo tracciate da Sigmund Freud sono sorte dopo la prima guerra mondiale in due diverse realtà socio-politiche: la prima a Mosca e la seconda a Cambridge. Esse dimostrano da una parte il fervore pedagogico suscitato dalla psicoanalisi, dall’altra le difficoltà e le contraddizioni nel trasferirla sulla pratica educativa.
Sabina Spielrein, psicoanalista dei bambini
Contributi alla conoscenza della psiche infantile
Rita Corsa
Autentica pioniera della psicoanalisi infantile, Sabina Spielrein è una figura ricca di suggestioni scientifiche e narrative. Anche attraverso un meticoloso lavoro di autoanalisi sulla propria educazione infantile, a lei si devono originali intuizioni sulla conoscenza della psiche nell’età evolutiva, che l’apparato teorico dalle psicoanalisi del suo tempo non era ancora pronto ad accogliere.
“La Casetta” di Trieste e l’educatore come “soggetto transizionale”
Serena Bontempi
La pedagogia della relazione e la psicoanalisi sono alla base dei principi educativi di questa struttura per l’infanzia, dove gli stessi operatori sono formati secondo un modello affettivo, di apprendimento e di condivisione in gruppo di esperienze emotive e cognitive. L’abitudine all’osservazione del bambino diventa occasione importante di osservazione su di sé, sul rapporto fra benessere del bambino e dell’educatore.
Le educatrici raccontano…
Gabriella Bertolini, Alessia Varesano
Il controtransfert dell’educatore non è necessariamente un ostacolo, ma un veicolo di comunicazione per comprendere le reazioni di fastidio che l’adulto può provare verso il bambino, l’origine di sentimenti ed emozioni. Raccontare l’evoluzione di un rapporto educativo difficile, con l’aiuto di un supervisore, è un dispositivo sia di formazione, sia di conoscenza di sé.
Giovanni e la sua mamma
Serena Bontempi
Quante cose si possono trovare dentro un solo disegno e cosa significa per una mamma ed un bambino, lasciarsi e ritrovarsi ogni giorno. A volte non è semplice per un genitore separare i propri stati emotivi da quelli di suo figlio, arrivando così a stravolgere il vero significato di quanto il bambino gli sta comunicando sul suo benessere. Questo è ciò che è accaduto tra Giovanni e la sua mamma, attraverso un disegno.
Educare alla relazione con le favole che aiutano a crescere
Il lavoro di Alba Marcoli
Maria Rosaria Monaco
Alba Marcoli è stata una psicologa clinica di formazione Junghiana e insegnante d’inglese di lungo corso, ha scritto e utilizzato nel proprio lavoro favole per adulti che parlano al bambino che ognuno porta dentro di sé. Il suo pensiero e il suo metodo, sperimentato in molteplici contesti privati e istituzionali, è ricco di suggestioni educative.
I semi di Alba Marcoli
Gruppi con i genitori tra formazione e psicoterapia
Elena Pezzoli, le mamme del gruppo di Alba Marcoli
Siamo donne che hanno avuto l’opportunità d'incontrare Alba Marcoli e di partecipare ai suoi gruppi di genitori; ci accomuna il fatto di essere mamme mentre ci differenzia sia l'età, tra noi sono presenti almeno tre generazioni, che l'anzianità di frequentazione ai suoi gruppi. Abbiamo provato a raccontare la nostra esperienza con lei integrandola con ricordi personali e alcune sue brevi teorizzazioni.
ARGOMENTI
La violenza dell’abbandono, e quella del prendersi cura
Andrea Canevaro
Ogni violenza può e deve suscitare una reazione di sdegno. Tanto più se è compiuta su chi è debole, su chi è indifeso. Questa dichiarazione di principio deve anche impegnarci nell’imparare a leggere le violenze. Nella storia del “ragazzo selvaggio” dell’Aveyron, che è diventato il mito fondatore della nostra pedagogia speciale, possiamo distinguere due tipi di violenza: quella dell’abbandono e quella, paradossale, del prendersi cura.
Uno sguardo al Nord: teorie e pratiche educative in un nido danese
Rossana Puccio
Un’esperienza di tirocinio effettuata a Kastaniehuset (casa della castagna), una istituzione integrata per l’infanzia 0-6 a Copenaghen, fa emergere alcuni indicatori di una pedagogia orientata a promuovere le autonomie dei bambini, la connessione con la natura e l’ambiente esterno, l’attenzione ai tempi e alle esperienze. E ci porta a riflettere sulla professionalità educativa.
Spazi naturali
Note sulla progettazione dell’esterno a scuola
Monica Guerra
La progettazione degli spazi esterni deve partire ad una riflessione preliminare sul rapporto tra servizi educativi e scuole da un lato e ambienti naturali dall’altro, per poi delineare le attenzioni e le intenzionalità favorevoli ad una esperienza educativa e didattica proficua e in dialogo con le proposte che avvengono all’interno.
Inglese lingua utile: language users nella scuola dell’infanzia
Licia Masoni
L’importanza della dimensione relazionale e quotidiana nelle esperienze di avvicinamento alla lingua inglese nella scuola dell’infanzia, alla luce della recente letteratura sull’acquisizione della seconda lingua, vede la centralità dell’insegnante di sezione competente in L2, più che dell’insegnante madrelingua esterno alla scuola.
ESPERIENZE
Italiano L2 nella prima infanzia
Un laboratorio esperienziale: le parole del cibo
Roberta Nepi
L’attenzione alla sensorialità e alla naturale curiosità infantile sono alla base di questo laboratorio finalizzato a sviluppare al nido la conoscenza dell’italiano in bambini di madrelingua non italiana. Un laboratorio del gusto in grado di coinvolge i canali sensoriali per arrivare all’espressione linguistica.
“Amarcord”: un percorso educativo sugli oggetti ortatori di memoria
A cura di Dina Grandi
Valorizzare gli oggetti del bambino che sono legati a esperienze e ricordi in relazione al proprio passato è un punto di partenza orientato a costruire il “senso della storia”, secondo modalità didattiche adeguate all’infanzia. Il bambino sceglie un oggetto dal proprio mondo e lo racconta, in un contesto condiviso e animato con gli oggetti e i racconti degli altri bambini, realizzando, alla fine una mostra.
La metafora del tennis
Quello che chiamiamo tennis a 4-5 anni che gioco è ?
Valentina Biino
Il valore pedagogico della metafora come modalità ludica nell’apprendimento del tennis, pone questo sport in una luce diversa da quella che tradizionalmente lo connota, senza sminuirne o deformarne i tratti originali. Una modalità adeguata e adatta all’età dei bambini, in un ambiente che li impegna in giochi di problem solving e di sfida.
Bambini in acqua: riflessioni sulla didattica del nuoto
Stefano Servadei, Clio Murano
Conoscere la fisiologia e la tecnica del nuoto è importante per chi si dedica a questa attività con competenza professionale, ma quando ci si riferisce ai bambini è altrettanto importante avere le competenze psicopedagogiche e didattiche. La piscina è un ambiente di apprendimento estraneo a quello in cui i bambini si muovono abitualmente, un’attenzione particolare deve essere posta ale modalità relazionali e comunicative.