Rivista n.3 Maggio/Giugno 2016
Editoriale: Disobbedire, responsabilmente.
Roberto Farné
Focus:
la pedagogia dell’infanzia di Piero Bertolini, dieci anni dopo
A cura di Roberto Farné
In prima linea tra fenomenologia e intenzionalità
Andrea Canevaro
Corpo, relazione, intenzionalità, responsabilità, comunicazione sono alcune delle parole che hanno segnato il perimetro della ricerca e della riflessione pedagogica di Piero Bertolini, assumendo la fenomenologia come orientamento teoretico e pratico nell’azione educativa connotata dalla tensione e dalla progettualità verso il futuro.
La pedagogia di confine
Franco Frabboni
L’idea di una pedagogia come scienza orientata da una parte al dialogo e all’interazione con le altre scienze umane e sociali, dall’altra allo sviluppo di un orizzonte critico rigoroso e non ideologico è uno dei tratti fondamentali del lavoro di Piero Bertolini sull’educazione come volano del cambiamento.
Fenomenologia e pedagogia dell’infanzia
Milena Manini
Con Piero Bertolini la pedagogia dell’infanzia assume una rilevanza connotata da scientificità progettuale e da impegno sociale politico, che pone al centro sia il bambino come soggetto e il suo diritto all’educazione fin dai primi anni di vita, sia la professionalità dell’insegnante e la necessità di pensarla come esito di un percorso di alta formazione.
Verso la città educativa
Vittorio Pranzini
La regia pedagogica di Piero Bertolini nell’esperienza del Comune di Ravenna
Fra gli anni Settanta-Ottanta il Comune di Ravenna si è caratterizzato come un autentico laboratorio pedagogico che aveva al centro i servizi per l’infanzia nel contesto più ampio caratterizzato dal progetto di una “città educante”. L’interazione e la sinergia fra istanze politiche del territorio, competenze scientifiche e professionalità educative fu il tratto essenziale che animò l’idealità e il cambiamento.
Essere mondo, oggi
Matilde Callari Galli
Cercare, con un’etnografia della contemporaneità, di identificare i nuovi “luoghi” della formazione. Molti elementi posti da Piero Bertolini e dalla sua pedagogia aprono verso nuovi canali su cui organizzare una trasmissione culturale che sovverta le categorie del passato, così spesso inutili quando non dannose. Le sue ricerche trovano il loro pieno significato nelle relazioni che riescono a stabilire tra le parti, nelle connessioni tra individuo e collettività, tra particolarità e totalità, nella loro ricomposizione finale.
Il bambino all’asilo nido
Piero Bertolini
Il 18 e 19 aprile 1986 a Mantova si tenne il convegno Dove va l’asilo nido, organizzato dal Comune di Mantova e dalla nostra rivista. Bertolini tenne la relazione di apertura del convegno, subito pubblicata sul n.9-10 (maggio-giugno) 1986 di Infanzia. Ne riproponiamo qui il testo, che abbiamo scelto perché è particolarmente originale: Bertolini non scegli e il tradizionale linguaggio scientifico, ma quello introspettivo di un bambino, Gianni, che frequenta l’ultimo anno di nido e sa che dovrà lasciarlo per andare alla scuola dell’infanzia. Questa invenzione narrativa è al tempo stesso una formidabile analisi pedagogica del nido in presa diretta con lo sguardo e i pensieri di un bambino. Ed è un esempio, un esercizio, di quel lavoro di empatia che Bertolini preferiva definiva come la capacità da parte dell’educatore di mettersi nei panni dell’educando, per cercare di comprendere la realtà dal suo punto di vista.
Argomenti
La psicomotricità grafica nell’infanzia
Alberto Manzi
Se educhiamo il bambino ad esercitare occhio-braccio-mano-dita con qualsiasi cosa che li metta in movimento coordinato, noi non solo avremo fatto esercizi pregrafici, ma avremo altresì sviluppato la fantasia e l'intelligenza del nostro bambino. É proprio l'abbinamento di questi movimenti che permette di eseguire con accuratezza diverse abilità, come il disegnare, lo scrivere, il piegare, il tagliare...
Spazio e benessere nella scuola dell’infanzia
Beate Weyland
La scuola dell’infanzia è stata nella sua storia recente un luogo di sperimentazione dello spazio educativo concepito come ambiente di relazione, esperienza e apprendimento dei bambini. A Terenzo, in provincia di Bolzano, gli elementi portanti del piano educativo sono stati la base del dialogo fra la competenza pedagogica e la progettazione architettonica della scuola e dei suoi spazi.
Bambini e famiglie al museo: percorsi educativi tra scuola ed extrascuola
Veronica Russo
Per progettare percorsi educativi al museo, rivolti a bambini e famiglie, occorre tenere in considerazione differenti variabili: l’analisi del contesto, la tipologia di visita, le metodologie e gli strumenti di mediazione ma soprattutto le caratteristiche dei visitatori e i bisogni formativi di cui sono portatori. Il museo che si rivolge all’infanzia deve incuriosire un pubblico che non si limita ad osservare, ma vuole essere attivo.
L’infanzia abbandonata nel secolo XIX
Il caso del Figli della Madonna della Real Casa Santa dell’Annunziata di Napoli
Romina Amicolo
Nell’Ottocento i brefotrofi, istituiti come rifugio sia dell'infanzia illegittima sia dei bambini di cui le famiglie non potevano prendersi cura, se avevano l'obiettivo di prevenire l'infanticidio, di fatto, per l'enorme mortalità dei bambini accolti, sostituivano «all'infanticidio privato una sorta di infanticidio sociale».
Esperienze
Verso l’apprendimento “spontaneo” della letto-scrittura
Claudio e Tiziana Damiani
Un’esperienza didattica relativa all’introduzione della letto-scrittura con un metodo di continuità fra scuola dell’infanzia e primaria. Per facilitare i bambini nell’azione di recupero e di collegamento fonema/grafema, le immagini suggeriscono una relazione fra il suono e la forma di un oggetto…
Dedicare tempo alla qualità naturale dell’educazione
Dina Grandi, Chiara Gramantieri, Laura Giulianini, Valentina Montanari, Morena Romano
Sulla scia dei diritti naturali dei bambini e delle bambine definiti da Gianfranco Zavalloni e dalla sua “Pedagogia della lumaca”, già nella prima infanzia il Nido può orientare e sviluppare la relazione dei bambini in presa diretta con l’ambiente esterno e con le esperienze sensomotorie che offre. Il tempo che si dedica a costruire "qualità naturale" non è costituito da fatti straordinari ma dalla quotidianità fatta di cose concrete che si sedimentano in conoscenze.
Vicinanze e trasformazioni
Cinzia Guandalini
La scuola dell’infanzia L’aquilone, a Ferrara, danneggiata dal terremoto e divenuta inagibile, ha creato le condizioni per una progettazione partecipata che ha portato alla realizzazione della nuova scuola e del “Giardino più bello che c’è”: uno spazio all’aperto concepito come ambiente di apprendimento.
Giocare un racconto, leggere un gioco
Daniela Pellegrini, Linda Zambotti
Al nido e nella scuola dell’infanzia, la lettura o la narrazione di storie non si esaurisce nell’ascolto da parte del bambino, ma diventa il punto di partenza per attività di animazione che trovano nel gioco psicomotorio sia l’ambito naturale di espressione ed elaborazione infantile, sia un momento significativo di osservazione da parte dell’adulto sulle modalità di elaborazione infantile del vissuto e della comprensione del testo.