Introduzione
La scoperta della lingua scritta tra nido e scuola dell'infanzia
A cura di Angela Chiantera e Maria Cristina Stradi
Sempre più spesso alle insegnanti di scuola dell’infanzia arrivano richieste da parte di genitori che vorrebbero avviare i bambini all’apprendimento della lingua scritta. Il mercato editoriale produce sempre più testi rivolti a bambini dai 3 ai 5 anni nei quali sono proposte attività, se non quando esercizi veri e propri, di prelettura e prescrittura.
E sempre più molte insegnanti della scuola dell’infanzia si sentono obbligate a rispondere a queste richieste proponendo ai bambini attività di pregrafismo che, lungi dal permettere loro lo sviluppo di idee e competenze sulla lingua scritta, li obbligano alla ripetitività di gesti a cui non assegnano significati. I bambini, rischiando di non essere consapevoli delle motivazioni di quei loro gesti, finiscono anche per essere poco attratti dalla bellezza della scrittura, che considerano un esercizio da fare non si sa perché.
Le richieste delle famiglie muovono, a nostro parere, da due motivazioni. La prima deriva dal vedere già in bambini piccoli un forte interesse per la lingua scritta ed allora si chiede agli esperti di aiutare il bambino nell’acquisizione corretta di una competenza alla quale sembrano già interessati; la seconda muove dall’intenzione di dotare, invece, il prima possibile, il proprio figlio di quegli strumenti che possono aiutarlo a raggiungere, negli anni successivi, un buon successo scolastico.
Le motivazioni-preoccupazioni dei genitori sono ben presenti anche nella rete: molti sono infatti i siti dedicati allo scambio di pareri e consigli per educare il bambino alla lingua scritta. Una nostra piccola ricerca ci ha però molto rassicurato. Quasi sempre, di fronte alla domanda su cosa sia meglio fare per il piccolo che a 2 anni e mezzo prova a scrivere il proprio nome o quello dei personaggi preferiti, gli esperti interpellati rispondono più che correttamente.
Anche sui social quindi si fa riferimento all’importanza dell’ambiente che deve essere ricco e stimolante, citando Maria Montessori (www.pianetamamma.it) e si sconsiglia “un avvicinamento alla lettura forzato e imposto” (Beatrice Braga in www.nostrofiglio.it). Nello stesso sito “Se un bimbo, per esempio, prova a scrivere il suo nome o quello di un personaggio dei cartoni che ormai conosce a memoria, non è certo un problema. In tutte le epoche, c’è sempre stato chi vuole leggere e scrivere, è una cosa spontanea, e va bene prenderla così come si presenta, senza creare frustrazione al bimbo” suggerisce Michela Artusi, che precisa anche: “Noi insegnanti non dobbiamo puntare ‘l’orologio dell’apprendimento’ alla medesima ora per tutti! E dovere morale di un educatore è rispettare le peculiarità di ognuno e promuoverne lo sviluppo”. Speriamo sia molto ascoltata. “Più che insegnare, quindi, è più utile stimolarli nell’osservazione, svelando loro dei “trucchi per colorare dentro i contorni facendo vedere che così il disegno diventa più bello”, ci si raccomanda in www.quimamme.it, evitando quindi di nominare attività di pregrafismo.
Le informazioni che, soprattutto le mamme, consegnano ai social raccontano di bambini anche molto piccoli non soltanto affascinati dalle narrazioni e dai libri loro proposti, ma curiosi e già innamorati delle parole scritte che esaminano per coglierne a fondo le caratteristiche. Da www.mammeonline riproponiamo la testimonianza di questa mamma. “Ha 2 anni e mezzo ed adora leggere le lettere; ovviamente non è capace di leggere, cioè non le mette insieme, ma quando gli ho fatto vedere il suo nome a 22 mesi appunto è diventata una sua passione leggere ‘ste benedette letterine, e ovunque andiamo “Mamma, guarda là, la A, mamma, guarda la Z. È un continuo. E addirittura se le posate si incrociano mi dice “mamma guarda la X”.
È vero che già dagli anni ’70 il tema del rapporto tra il bambino e la lingua scritta (soprattutto dal punto di vista della lettura) è oggetto di attenzione da parte di psicologi e pedagogisti stranieri e italiani sull’onda degli studi di matrice piagetiana, ma la diffusione di questi studi e la loro veridicità necessita di continui rinforzi.
Ecco allora la nostra proposta di questo focus che intende ri-proporre una riflessione sui compiti di insegnanti ed educatrici della fascia 0-6 anni nei confronti della costruzione di un buon rapporto tra bambini, bambine e lingua scritta.
Angela Chiantera, mostrando la continuità tra codice orale e codice scritto, mette a fuoco quali siano le peculiarità della lingua scritta, per evidenziare le competenze sottese al suo uso e le piste educative che possono essere delineate per un intervento educativo rispettoso e proficuo.
Nell’intervento successivo Laura Ruffilli illustra un progetto didattico finalizzato alla costruzione della consapevolezza fonologica, risorsa fondamentale per la scoperta della forma fonica prima, grafica poi, delle parole che i bambini possiedono e usano, con cui possono alla fine anche dettare storie inventate.
Lo sguardo di Maria Cristina Stradi si sofferma prima su come già nei nidi si possa venire incontro alla curiosità dei bambini, sfruttando la loro progressiva costruzione della capacità simbolica che dal gesto procede verso il segno grafico per poi arrivare, negli anni successivi, alla scrittura vera e propria. Successivamente, riportando esempi tratti da esperienze sempre più diffuse nella scuola dell’infanzia, e di cui riporta testimonianza con immagini, Stradi sottolinea la necessità di un contesto educativo in cui i bambini possano sperimentare le loro ipotesi sulla lingua scritta, senza schede e quaderni da preparare per la scuola primaria e quindi del tutto al di fuori da preoccupazioni anticipatorie, scoprendo e vivendo il piacere di giocare con le parole.
Vanna Gherardi, infine, affronta il rapporto bambini-codice scritto dal punto di vista della lettura ad alta voce e del suo stretto collegamento con il pensiero narrativo: storie ascoltate e storie ‘lette’ attraverso le immagini dei libri illustrati accompagnano i bambini nello sviluppo della capacità di capire, per poi successivamente narrare sfruttando pienamente le risorse che la lingua scritta ha offerto loro.
Vuoi acquistare la versione pdf?
Infanzia, n. 2 aprile-giugno 2019