Introduzione
Corpo e movimento nei servizi educativi a Modena:
il progetto "Movimparo"
Andrea Ceciliani
Professore associato presso il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita, Università di Bologna
Anni di formazione, nel campo di esperienza corpo e movimento, nel servizio zero-sei del Comune di Modena, hanno aperto un dibattito e un confronto decennale a seguito dei quali si è avviato un importante cambiamento negli attori principali del contesto considerato: educatori, insegnanti, coordinatori pedagogici, genitori, dirigenti di settore e, ovviamente, i bambini e le bambine.
L’insperata apertura verso i bisogni dell’infanzia ha sollecitato le insegnanti a riconsiderare il loro ruolo, soprattutto nell’aumento del credito di fiducia concesso al bambino, rispetto alla sua possibilità di agire con prudente spregiudicatezza nell’esplorazione del mondo. Il modo stesso di porsi di fronte all’attività corporeo-motoria, ha registrato maggiore consapevolezza, desiderio di mettersi in gioco, disponibilità verso l’educazione all’aperto come strategia quotidiana. Un nuovo modo di viversi e percepirsi, da parte delle insegnanti, che ha stupito tutti, rispetto alla soluzione di resistenze, anche ingiustificate, che hanno modificato atteggiamenti fino ad ora limitanti: paura che i bambini possano farsi male, passaggio da un approccio proibitivo a uno più permissivo, percezione più pervasiva del corpo-movimento come parte fondamentale del percorso educativo, riscoperta del giardino scolastico come spazio importante nel quotidiano dei progetti educativi.
L’educazione all’aperto, timidamente accolta nei primi anni di formazione, è divenuta nel tempo pratica diffusa nella maggioranza di nidi e scuole dell’infanzia di Modena, considerata “cornice” in cui i bambini apprendono e crescono con grande gioia e autonomia. Molti incontri e laboratori sono stati fatti anche con i genitori, organizzati dal Comune o su richiesta delle singole scuole, per coinvolgerli in questa evoluzione. Papà e mamme, inizialmente scettici, ora apprezzano il cammino fatto, arrivano consegnano mantelline e stivaletti alle scuole, convinti che educare i bambini all’aperto sia una esperienza importante da rivalutare e rafforzare nel tempo.
Il modo di osservare i bambini sta finalmente cambiando, da un atteggiamento sostitutivo e protettivo si sta evolvendo verso un atteggiamento di fiducia e di affiancamento tesi a sostenere l’espressione delle potenzialità latenti in ciascuno. Aumentano, allora, i confini d’azione e diminuiscono i divieti che limitano e mortificano il bambino e la sua espressione creativa, la sua interpretazione del mondo che lo circonda, il suo atteggiamento filosofico fatto di semplici ma profonde domande su quanto lo circonda e incuriosisce.
Il credito di fiducia dato al bambino, la constatazione dell’autonomia responsabile con cui sa affrontare le situazioni, ha creato un circuito virtuoso che, oltre garantire il suo pieno sviluppo, rafforza la sicurezza delle insegnanti attenuandone, allo stesso tempo, timori e ansie. Arrampicarsi su un albero, scivolare a testa in giù su uno scivolo, sporcarsi le mani cercando animaletti sottoterra o in una pozzanghera, non rappresentano più un problema ma un momento di ricerca e scoperta ineludibile, perché insito nell’intenzionalità del bambino, prodotto dal desiderio di soddisfare il suo istinto di conoscenza e comprensione di quanto lo circonda.
L’interazione insegnante-bambini si è arricchita, nel tempo, grazie a tantissimi progetti1 pensati e realizzati insieme, lavorando e giocando all’aperto, anche con strumenti digitali (video e fotocamere), senza mai perdere di vista la dimensione corporea. Muoversi e agire all’aperto sollecita a pieno titolo tutta la dimensione sensoriale e motoria, non solo nel giardino scolastico ma, anche, nell’appropriazione della città, a partire dalle strade del proprio quartiere o dai parchi vicino alla scuola o nella scoperta delle bellezze naturali e culturali a portata di mano.
La gioia e la soddisfazione che ha accompagnato e accompagna il lavoro nei servizi all’infanzia di Modena, ha prodotto effetti contagiosi in tutti i partecipanti. Bambini, insegnanti e genitori, sono ora accomunati da un approccio educativo basato sulla convinzione che muoversi e agire, nello spazio e con lo spazio, significa sviluppare al meglio la mente e raggiungere livelli di sviluppo concretamente apprezzabili nei bambini.
I contributi presentati nel focus, desiderano documentare questa esperienza pluri-decennale, dei servizi zero-sei di Modena, che ha saputo mettere in gioco e rivedere il modo di fare educazione, che ha desiderato ri-strutturarsi per garantire la centralità del bambino ed esaltare la sua capacità di auto-apprendere, nonché pensare a sé con responsabile autonomia. Il sito Movimparo1, testimonianza concreta di questo cammino, offre uno sguardo diverso sui bambini e sulle potenzialità che possono esprimere quando sollecitati ad essere veri protagonisti della loro crescita.
Un grazie a tutti, insegnanti, genitori, pedagogisti, formatori, che hanno desiderato credere, accogliere e rispettare le esigenze dell’infanzia e un grazie ai bambini che hanno risposto con grande generosità, restituendo molto di più di quanto ci si potesse attendere da loro e accompagnando tutti nella loro zona di sviluppo prossimale.
1 Cfr. memoesperienze.comune.modena.it/movimparo sito MEMO del Comune di Modena che raccoglie materiali, esperienze documentate, riferite all’educazione nei nidi e nelle scuole dell’infanzia.
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Infanzia, n. 4 ottobre-dicembre 2019